Isiao: l’obiettivo sulla bioarcheologia in Iran 6 marzo 2008, di Redazione Trova-Roma.com
Roma – Martedì 11 marzo, alle ore 17:00 nella sala conferenze dell’IsIAO (via Ulisse Aldovrandi, 16 a Roma), si terrà il primo incontro pubblico del ciclo di conferenze promosso dall’IsIAO (l’Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente) che ha per titolo “Archeologia italiana in Asia e Africa. Le missioni dell’IsIAO”. Il fine dell’appuntamento è quello di fare il punto sulle missioni archeologiche che l’ente presieduto dal Professor Gnoli ha portato avanti nel 2007.
In questa prima giornata l’attenzione dei presenti si focalizzerà sull’Iran e, in particolar modo, sull’area del Sistan-Baluchistan, una provincia a sud di Teheran. Relatore della giornata sarà il capo-missione, il dottor Lorenzo Costantini, che illustrerà i risultati raggiunti e le mete per il futuro dello scavo.
L’IsIAO è presente nell’Iran meridionale sin dal 2001, quando gli archeologi italiani cominciarono ad effettuare le prime esplorazioni e i primi lavori di indagine sui reperti e sui manufatti lignei, sui tessuti e sui contenuti dei vasi della necropoli. Un lavoro tanto prezioso che l’anno successivo, nel 2002, ha spinto l’Organizzazione per il Patrimonio Culturale Iraniano (ICHO) a firmare con l’IsIAO un protocollo, ancora oggi vigente e di prossimo rinnovo, che regola la collaborazione negli scavi in quest’area.
La missione, che l’IsIAO ha portato avanti anche grazie alla collaborazione del professor Osvaldo Failla, specialista di biodiversità dell’Università di Milano (sezione coltivazioni arboree), si è concentrata soprattutto sullo studio del materiale biologico ritrovato nel Sistan-Baluchistan, in un’area di 110 ettari.
“Nel 2007 siamo riusciti a recuperare una protesi oculare risalente a 2900 a.C. - dice il capo-missione, dottor Costantini - e presenteremo i risultati degli esami su questo reperto proprio nell’appuntamento di martedì”.
Molto interessanti sono stati anche gli studi condotti sui residui alimentari ritrovati in alcuni vasi. Una scoperta importante, sottolinea ancora Costantini, “perché dai risultati di queste analisi abbiamo capito molte cose sull’ambiente, sull’agricoltura, sulla produzione di cibo e sull’alimentazione della comunità umana che visse in quest’area dell’Iran nel III millennio a.C.”.
Inoltre, concludono dall’IsIAO, gli studi congiunti sulla biodiversità vegetale del passato e del presente, consentiranno di valutare il grado di erosione genetica prodotta nel corso degli ultimi 5000 anni di storia agricola del territorio.
L’IsIAO è un ente pubblico che opera sotto la vigilanza del Ministero degli Affari Esteri per favorire la conoscenza del mondo asiatico ed africano.
L’ente, che è sorto nel 1995 dalla fusione dell’IsMEO ("Istituto italiano per il medio ed estremo Oriente") e del IIA (Istituto italo-africano), ha tre sedi: a Roma, a Milano e a Ravenna. La missione dell’istituto è quella di operare nel campo della promozione culturale al fine di avvicinare l’Italia ai Paesi dell’Africa e dell’Asia e alla loro cultura.
L’IsIAO, nel corso degli anni, ha istituito centri di studio e di ricerca, organizzato mostre e conferenze, patrocinato convegni e seminari specialistici, edito riviste e pubblicazioni di spiccato valore accademico, finanziato importanti campagne archeologiche, istituito corsi di lingue e culture africane e orientali, sottoscritto convenzioni e gemellaggi con analoghi enti accademici sia italiani che stranieri, realizzando tutto ciò con la collaborazione dei suoi soci e di un gran numero di esperti e docenti di formazione africanistica e orientalistica. Sin dall’anno di fondazione, l’IsIAO è presieduto dal professor Gherardo Gnoli. |