L’Arco di Costantino
14 ottobre 2009, di Claudia Mariani
 

L’Arco di Costantino è certamente uno dei protagonisti incontrastati dell’area dei Fori Imperiali romani. Situato nell’antico percorso “dei trionfi”, oggi via San Gregorio, tra il Palatino ed il Celio, venne fatto costruire dal Senato nel 315 dC, per celebrare la vittoria di Costantino su Massenzio (312) e per la ricorrenza decennale della sua carica.

Il monumento trionfale, a tre fornici, rappresenta un momento di particolare interesse nell’arte romana, in quanto in esso si individuano le radici dell’arte medievale, pur essendo molto in anticipo cronologicamente.

La cesura tra l’arte “ellenistica”, attenta alla verosimiglianza con la realtà e quella medioevale, è particolarmente riscontrabile nella differenza stilistica che intercorre tra i bassorilievi “di spoglio” (presi da sculture precedenti) e quello orizzontale, a mezza altezza, che si sviluppa lungo i quattro il lati e che narra le gesta, la vittoria e la presa del potere da parte dell’imperatore.

Nel suddetto bassorilievo narrativo, infatti, diversamente dai marmi reciclati (riconducibili alle epoche di Traiano, Marco Aurelio e Adriano), non sono stati rispettati i canoni dell’arte classica (come la proporzione, l’armonia, la prospettiva) ed è stato utilizzato invece un altro linguaggio artistico, che mira alla simbolicità e al messaggio da trasmettere. Ecco dunque che, in una delle scene principali, l’imperatore sul trono è raffigurato con proporzioni decisamente maggiori rispetto a tutte le figure, identiche, che lo affiancano, proprio a marcare l’importanza ed il predominio di questo soggetto sugli altri.

Essendo questo un monumento ufficiale, di propaganda, si dubita che questa scelta non sia una scelta stilistica o il risultato dell’incapacità dell’artista.

Con l’Arco di Costantino entra, in sordina, nella Roma imperiale un nuovo modo di fare arte, in cui il simbolo è piu’ importante della forma, arte che poi raggiungerà il suo massimo sviluppo durante il medioevo in tutta l’Europa, mettendo in discussione tutte le “certezze” artistiche del periodo classico.